martedì 30 settembre 2014

Quack #11 - Ibbudinibuoni


Ogni tanto, anche alla Truman si trovano cose buone da mangiare. Che sanno di Belgioioso.
                                                               Alleluia fratelli, alleluia.

lunedì 22 settembre 2014

Quack #10 - 10 cose che uno studente Erasmus in America deve sapere

1) Non esaltatevi quando, conti alla mano, avete calcolato di spendere "solo 20 dollari per tutta questa roba!". Ne spenderete almeno 35. Sì, qui le tasse si pagano alla cassa.

2) La peggior cosa che possa capitare se abitate in un college con il bagno condiviso, è che vi si rompa lo scarico. Li mortacci sua.

3) I cinesi non li capirete mai. Abituatevi.

4) Non importa quanto abbiate formulato bene la frase nella vostra mente. Mentre alzate la mano per parlare in classe, tutto quello che vi verà da dire sarà "Potatopotatopotato".

5) Non ubriacatevi. Non andate in giro ubriachi. Non mostrate bottiglie di vetro in giro per le strade. Non sto scherzando.

6) Abituatevi a vedere gelatina dappertutto

7) I commessi e i baristi fanno a gara a chi parla più piano e più in fretta

8) Anche se a voi il vostro accento fa schifo, di solito agli altri piace. Mistero.

9) Gli americani non vi piaceranno. Poi sì. Poi no. Poi sì. Poi no. Poi...

10) Non vorrete mai più sentir parlare di aria condizionata nella vostra vita.

11) Scoiattoli dappertutto.

12) Dopo la terza settimana, non rispetterete più i termini di consegna. Specialmente gli elenchi puntati.

sabato 13 settembre 2014

Pensieri e Papere #1

Sarà che al mare non mi ci è mai piaciuto andare, che il sole alla fine dei conti fa male, è come stare in piedi sull'ottovolante, è fare l'amore con il primo che passa davanti alla televisione.
Forse è tutto lì, me l'ha detto il telegiornale: non sapere che farmene di star fermo, dell'odore della sabbia, le carte, l'olio solare, la crema abbronzante per coprire quanto siamo strani, per scurire i nostri sogni pallidi stesi sugli asciugamani.
E io che la vita me l'ero immaginata come due fidanzati in sella a una vespa, senza casco, in fondo a una scalinata bianca sotto il sole. Poi crescendo prendi la macchina, scopri la pioggia e le bufere, e l'acqua e il vento e la benzina finisci per chiamarla anima.
Ed è meglio evitare, perché non sai nuotare, e affoghi mentre ti innamori del fondale.
Le solite scuse che ci dicevamo noi due, per non dover guardare negli occhi gli altri mentre ci tenevamo per mano, "Noi al mare non ci veniamo", preferiamo andare sulla Luna o trasferirci a Londra.
Non ci guardate così, forse ce lo meritiamo.

Quack #9 - Erasmus Giocagiuè.

Se ci interessiamo alla vita degli altri
è solo perché cogliamo i riflessi
di quello che volevamo
fare con le 
nostre.

(La canzone da ascoltare mentre leggi è questa)

Tengo talmente tanto aperte le pagine dei dizionari inglesi online cheoxfordictionaries.com vuole darmi la residenza.

Il modo più comodo per scrivere i messaggi diventa quello di disegnarli per terra.


Il tuo orologio biologico diventa quello del cappellaio matto e ti ritrovi alle 4:00 a scrivere cagate su internet ascoltando gli Zen Circus e Le luci della centrale elettrica.

Ogni mattina, in America, quando sorge il sole, uno studente che è stato sveglio a scrivere cagate su internet per tutta la notte sa che dovrà rassegnarsi ad avere sonno per tutto il giorno.

"In America porterò avanti il mio progetto di scrittura". Non sai più utilizzare i congiuntivi e le subordinate diventano simpatiche come i moscerini che ti ronzano vicino all'orecchio di notte.

Devi inviare da 15 giorni dei capitoli a una persona e ancora non l'hai fatto.

Il cibo passa da "Orripilante" a "Se proprio devo" a "Hamburgheeeeeeer" in meno di tre settimane.

Stupore nello scoprire che alcuni test sono "open book". Sì, qui è legale copiare, anche se in ogni syllabus la sezione "plagiarism" è lunga una pagina e mezza. Del tipo "se non citi le quotazioni ti cacciamo, ma puoi copiare durante gli esami".

Stupore nello scoprire che, no, l'esame che avrai tra 5 minuti non è open book e tu sei fregato.

Tutto è fatto su internet. Anche la cacca. Presumibilmente.
La carta igienica sarà open source?

"Come and meet my cat" è una frase da non dire a chicchessia.

Non capire perché con qualcuno parlare inglese è facilissimo, con qualcun altro, invece, non puoi fare altro che intorcigliarti.

I momenti in cui vorresti avere a che fare con un italiano.

I momenti con cui ringrazi Dio di non dover avere che fare con un italiano.

Gli attacchi di poesia incerta alle tre di notte.

Studenti che si allenano per la selezione di "Serial killer inquietante dell'anno"

Le confraternite, il beer-pong, i basement senza luce dove si balla di nascosto, i tentativi di dimenticare che ci sono cose più grandi di noi.

Persone che vogliono parlare italiano pur essendo tedeschi, e per dire "ti voglio bene" pensano in inglese e dicono "ti amo". E "Firenzthsze".

I momenti di devastante certezza di aver perso l'aereo più di una volta.

Innamorarti di una Università che non hai mai fatto.

I cartelli che non si limitano a descrivere cosa fare in caso di incendio e che, per non essere troppo mainstream, ti ricordano che 1) in America ci sono i tornado e 2) in America non puoi bere fino ai 21 anni, ma potresti avere un M16 sotto il giubbino, di fianco al tuo libro motivazionale preferito.

I finlandesi ubriachi sono bellissimi.
Potrete anche avere soldi, fama e successo, ma un serbo incontrato in America che vi dà un due di picche con in mano un pezzo di pizza gigante alle due di notte voi non ce lo avrete MAI!

Andare a lezione con i pantaloncini da ginnastica e con le ciabatte. Mentre piove e ci sono 10 gradi.


Sudcoreani che cercano imparare l'italiano. Sarebbe anche una buona cosa se le prime parole a essere abusate non fossero "Plebeo" e "Belin". Almeno ha recuperato con "Dioffa".

Da premiare il metodo.
Sudcoreani che ascoltano esclusivamente Ludovico Einaudi.

Sudcoreani che si tatuano l'eyeliner sugli occhi.

Sudcoreani. Sudcoreani dappertutto.

I gruppi di soldati e studenti militari che alle 6:30 di mattina corrono nei campi cantando canzoni improbabili.

I vecchietti seduti sull'uscio di casa con un fucile in mano. E che ti guardano passare. Molto lentamente.

Incredibili attacchi d'arte sui muri piastrellati dei bagni del dipartimento di comunicazione.
Word Paper.

Non sapere che cosa succederà quando tornerai, come guarderai le strade e le case, i macellai e le costellazioni di automobili parcheggiate, e se sarai ancora capace divedere delle vene nelle foglie autunnali.






Professori che ti invitano nel loro ufficio per prendere una caramella, dareuna botta all'omino con latesta traballante di Spock, che hanno adesivi e poster della Marvel in studio e che mettono la musica di Star Wars per la presentazone dei corsi.


Il Wallmart, quel posto metà supermercato metà centro di sanità mentale, dove le carte di credito funzionano bene solo nei giorni par dei mesi dispari bisestili, dove puoi trovare di tutto, dalla canna da pesca allo sbucciatore di acini d'uva (non sto scherzando).

Non riuscire ad abituarsi alla quantità di scatolame, imbustinamenti e cibi sottovuoto che gli americani consumano, vendono e comprano senza battere ciglio. Portafogli semoventi tra scaffali di copia-incolla, pieni di plastica in contenitori di latta sgargianti come sorrisi di venditori porta a porta.

Macchinette succhiasoldi ma spiritose.


             Andare nella countryside e pensare che l'America, ogni tanto, non è così male.








































A risentirci più avanti con nuove entusiasmanti avventure.

lunedì 1 settembre 2014

Quack #8 - Papere sdentate

Riflessione della giornata.
Quando, ogni volta che sono in palestra, penso alla mia indubbia prestanza fisica (nel senso che evidentemente l'ho prestata a qualcun altro) mi viene in mente qualcuno che mi trova la scusa del "Sì, ma è meglio essere intelligenti!". Che a dirlo a uno in palestra è un po' come dire a uno che ha comperato un cane da guardia senza denti: "Sì, ma almeno può ancora cacarti sul tappeto!".


Non so perché, ma quando scrivo quissopra è sempre notte tarda. Almeno per me e per il mio sistema dormi-veglia.
Che in questo momento è in fase "Potrestiancheandareadormirestronzo".
Ma non lo farò. Non subito.
Domani dovrò svegliarmi presto, perché ho un appuntamento con due amici che in questo momento stanno a 6000 km da qui. Ma non mi importa, mi sveglierò comunque per tempo. L'ho promesso.

Bene, che dire, queste tre settimane sono passate e mi sembra prTROPPI COMPITI PORCA DI
Il manuale di Comm Law italiano era di 200 pagine.
Questo di 602. Ho come l'impressione di aver
sbagliato qualcosa...
QUELLA VACCA MALEDETTA!.

Speravo di poter esprimere meglio e più poeticamente il mio pensiero ma tant'è.
Il sistema di insegnamento americano è un po' come un liceo. Con teoria da università.
In pratica, riassunto delle settimane prossime: esercizi da fare sulla Blackboard, saggi di Habermas da leggere (con voto), Test di Communication Law da tenere (con votissimo), quiz di Rhetoric and Civic Life da fare (con voterrimo), consegna della proposta dell'abstract per Media Critic (porca vacca meno male che ho guardato l'agenda perché me ne ero dimenticato).
Quack.

Oggi però è successa una cosa simpatica. Non soltanto tre giorni fa è suonata la sirena del tornado (ma non mi hanno fregato: c'era il sole e non una nuvola, eccheccacchio), ma oggi, alle 21, ora beata, è suonato l'allarme antincendio! Sì, esattamente quel simpatico allarme che suonava in continuazione il giorno in cui sono arrivato.
Questo è Eugenio.
Eugenio è la perfetta rappresentazione di
quanto io sia vitale in questo momento
E dov'è la cosa simpatica, direte voi? Bhè, una ragazza molto gentile continuava a dirmi "Go to the hall, quickly! Come on!" e mi indicava una direzione, diciamo sinistra. E più o meno tre dozzine di studenti andavano verso destra, verso l'uscita di emergenza più vicina.
"Yes" le ho risposto io. Poi l'ho ignorata completamente e me ne sono andato anche io a destra.
Se ci fosse stato un incendio, almeno sarei morto da vero badass.

Altra cosa simpatica imbarazzante a caso: davanti al bookstore c'è un DDR gratis: se voleste vedermi in azione a ballare come un masai, eccomi qui (grazie Margherita per il gentile commento finale!).

In realtà vorrei un po' fare un sunto di quello che ho visto in queste ultime settimane, ma ho abbastanza sonno. Quindi credo rimanderò a domani. O a domani l'altro.
Alla prossima, e ricordate: non giocate a calcio con le flip-flop.

sabato 30 agosto 2014

Quack #7: Anatra in letargo

Scusate per la pausa . Le trasmissioni riprenderanno il prima possibile. "I promise".
(La mia incrollabile certezza nell'avere un audience mi commuove).

Io mentre cerco di capire quale sia il mio posto a sedere.

lunedì 18 agosto 2014

Quack #6 - Just Kidding

"Ehilà gente, come state?"
Io ho deciso che vivrò solo di Skittles d'ora in avanti.
Ma che fate, mi chiedete come sto di rimando? Allora non avete capito.
Comunque, galleggio. Come una papera di gomma.


Happy Hippo is happy
Ho fatto un acquisto.
Nice try America. Nice try.
Anzi ne ho fatti tre. Anche se avrei douto farne uno migliore un po' di tempo fa, perché ora ne sento un attimo la mancanza. Tipo quel neurone che mancava. Come quando non si trova un pezzo di puzzle e poi si scopre a distanza di anni che era finito nella scatola di chissà cos'altro. Devo ancora capire quella scatola chi ce l'ha.





Vi dirò: pensavo molto peggio. Sarà perché ci
ho fatto togliere il beef!

Ora scusate, ma domani mattina ho un appuntamento con un signore con il tosaerba.
Io, lui e un secchio di acqua gelata.
Buona notte.

Dai, dite che non faccio un po' paura quando voglio?
Soprattutto ai giardinieri?

domenica 17 agosto 2014

Quack #5 - "All'anatra ubriaca"

Quando si entra a un party universitario americano, non puoi aspettarti che sia come nei film.
E' per questo che resti sorpreso di constatare che effettivamente è davvero come lo si vede nei film.
E, come dice Giovanni, americano che insegna inglese a Messina, "Questo è sia il cuore che il culo dell'America".
Un tipo asiatico che va in giro con una damigiana di vino da cui bevono a canna, il barile di birra a pressione, bicchieri di plastico dove ti scompare la faccia, musica a palla, gente che va e che viene (cercando al felicità) e soprattutto... il beer-pong.
Se non sapete cos'è il beer-pong, vi rimando a questo interessantissimo video.
Vorrei far notare quanto viene preso seriamente il fatto di far rimbalzare palline di plastica in bicchieri pieni di alcool.

A parte questo, le giornate qui vanno abbastanza bene.
Tutti continuano a chiedermi "How are you" (anche se non gliene frega na ceppa), e a saperlo che c'erano dei pianoforti mi sarei esercitato, giusto perché qui la chitarra non ce l'ho.
Nel C-Hall hanno pensato bene di iniziare a usare gli heater, il che significa aria calda a gogò. Per questo dormo con la finestra aperta e pratico lo sport del ribaltamento del cuscino.
Inoltre, sono arrivati tutti i freshman, ovvero gli studenti che iniziano il loro primo anno alla Truman State University o che sono transfer student e quindi arrivano da altre università per finire invece la laurea qui.
Il mio vicino di stanza si chiama Zhacharia e viene da Kansas City.
Come lo so? di sicuro non perché l'ho incontrato.
E qui i casi sono due.
O non è ancora arrivato, oppure non usa asciugamani.
Essendo io arrivato tardi, questa notte, non oso aprire la porta comunicante con la sua camera, ma siccome condividiamo il bagno mi aspettavo almeno di vedere uno spazzolino da denti.
E invece nada. Il mio suitemate è un fantasma.

Un Mississippi, due Mississippi...
Oggi abbiamo tutti avuto l'english placement test.
Avrei preferito una gastroscopia.
Il mio inglese non è poi così male, ma non sono certo di come il professore abbia tenuto il tempo.
Avevamo 60 minuti e, ogni tanto, così a caso, cancellava il numero e ne scriveva un altro. Dov'è il
problema? non ha mai controllato l'orologio.
Immagino abbia contato i secondi a mente.
C'è gente molto annoiata a Kirksville.
Insomma, dovevo scrivere un essay da due pagine e ne ho scritta una scarsa. Più un summary.
Andrò nel livello 152 o nel 190. Da ciò si evince che prima del 190 c'è il 152. Meglio non chiedere dove sta il 153.

Oggi pomeriggio, invece, siamo stati dei veri badass.
Il nostro messaggio in codice.
Saremmo dovuti andare a un sacco di meeting, di giochi e di presentazioni ma, siccome arriviamo da più o meno 5 giorni di roba simile, abbiamo deciso di non fare assolutamente nulla di tutto ciò. I freshman se la possono cavare da soli.
E' stata roba di un attimo.
Sentivamo i passi degli International Ambassador per il corridoio. La porta era chiusa. Nessuno fiatava e qualche coraggioso ogni tanto guardava dallo spioncino. Sentivamo bussare alle altre porte e qualcuno non reggeva alla tensione: molti non ce l'hanno fatta e sono stati presi e portati via.
Ma noi abbiamo resistito.
E abbiamo lasciato messaggi per gli altri membri della resistenza.


Nel primissimo pomeriggio, invece, siamo andati fuori dal campus per vedere un film: Lucy.
Questa storia di un ghepardo che ammazza una gazzella e poi si trasforma in un computer nero di melma quando si tocca con un uomo preistorico. Ecco, sì. Circa.
E in mezzo ci ficcano anche i Carabinieri, che sono gli unici a farsi quasi scappare il mariuolo di turno.
" 'mbecilli!".


Student Union, serata gelato. Già, perché fino a 21 anni, qui
non bevi. E la polizia non sente ragioni.
La sera, invece, abbiamo deciso di uscire per provare qualche party.
Prima siamo andati un una casetta estremamente piccola e sgarrupata (notare come il mio livello di italiano stia calando vistosamente). Poi, siamo andati dritti un un locale nel quale una macchina parcheggiata forse non ci sarebbe stata.
E lì non era diverso da qualunque locale in Europa. Tipi che ci provano, musica, io che non capisco una mazza quando mi parlano senza rumori di sottofondo, figuriamoci lì. Non è vero, qualcosa capivo. Tipo "you" e "there".
La festa successiva è quella di cui già vi ho detto qualcosa: in una casa anonima, ragazzi di una confraternita (e non) stavano dando una festa. Ho incontrato diverse persone, tra cui un gaudente giovanotto che continuava a voler giocare a beer-pong e diceva a un altro "I see you!" in maniera piuttosto alcolica.
Nonostante fosse ubriaco marcio, mi ha battutto tantissimo. Firmerò una petizione per far costruire bicchieri più grandi.
50 sono in realtà i punti che
dano se ci sbatti contro.

Ma il mongolino d'oro per la serata va sicuramente al mio amico francese Lucas.
Avendo bevuto un po' (non dirò quando per non allarmare la mamma, che sicuramente ci segue su questo blog: "salve signora, com'è?") era decisamente allegro... e rauco.
Fortunatamente, la sua amica Amandine è riuscita a non farlo sbattere contro i pali. E ovviamente ho fatto anche io la mia parte, urlandogli con il mio inglese perfetto "There is the palo, oh!!".
E sapete qual è la cosa migliore?
Credo abbia capito cosa gli stessi dicendo.